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Con il termine «disgrafia» intendiamo una difficoltà nella realizzazione del grafema, dunque una problematica di natura motoria.
È un Disturbo Specifico dell’Apprendimento che si traduce in una difficoltà a riprodurre i segni alfabetici e numerici. Tale difficoltà riguarda esclusivamente il tratto grafico e non le regole ortografiche e sintattiche, sebbene condizioni anche tali acquisizioni, poiché spesso diventa impossibile per il bambino o il ragazzo poter rileggere ciò che scrive e quindi aurtocorreggersi.
Purtroppo i bambini con tale disturbo si trovano spesso ad essere considerati “limitati” nella società odierna che va sempre più veloce.
La cosa più preoccupante, tuttavia, è proprio l’ambiente in cui i bambini trascorrono la maggior parte della loro giornata: la scuola. Nelle scuole, a volte, si incontra tanta disinformazione, insegnanti che non conoscono e riconoscono il problema, compagni di classe ingenuamente insensibili che li prendono in giro facendo vivere al bambino questa sua condizione in maniera faticosa e penalizzante.
È una situazione purtroppo diffusa e questo contribuisce a far sì che le difficoltà del bambino con DSA diventino quasi insormontabili, facendolo sentire inadeguato, ansioso e incapace.

Tale difficoltà emerge nel bambino quando la scrittura comincia la sua fase di personalizzazione, indicativamente (e solo genericamente) alla classe terza elementare. In genere il problema della scrittura disorganizzata viene sollevato dagli insegnanti elementari che lamentano la difficoltà di seguire il bambino nel suo disordine. Nelle due classi precedenti lo sforzo e il disordine sono in genere determinati dalla fatica dell’apprendimento, in terza elementare il gesto è abbastanza automatizzato da lasciar spazio alla spontaneità e, di conseguenza, all’evidenziazione della difficoltà.
La mano dei bambini disgrafici scorre con fatica sul piano di scrittura e l’impugnatura della penna è spesso scorretta. La capacità di utilizzare lo spazio a disposizione per scrivere è, solitamente, molto ridotta: il bambino non rispetta i margini del foglio, lascia spazi irregolari tra i grafemi e tra le parole, non segue la linea di scrittura e procede in “salita” o in “discesa” rispetto al rigo. La pressione della mano sul foglio non è adeguatamente regolata; talvolta è eccessivamente forte (per eccesso di tensione) e il segno lascia un’impronta marcata anche nelle pagine seguenti del quaderno, talvolta è debole e la grafia è svolazzante. Il tono muscolare è spesso irrigidito o, al contrario eccessivamente rilasciato. Sono inoltre frequenti le inversioni nella direzione del gesto, che si evidenziano sia nell’esecuzione dei singoli grafemi sia nella scrittura autonoma, che a volte procede da destra verso sinistra.
La copia di parole e di frasi è scorretta; sono presenti inversioni nell’attività grafo-motoria ed errori dovuti a scarsa coordinazione oculo-manuale. La copia dalla lavagna è ancora più difficile, in quanto il bambino deve portare avanti più compiti contemporaneamente: distinzione della parola dallo sfondo, spostamento dello sguardo dalla lavagna al foglio, riproduzione dei grafemi.
Le dimensioni delle lettere non sono rispettate, la forma è irregolare, l’impostazione invertita, il gesto è scarsamente fluido, i legami tra le lettere risultano scorretti. Tutto ciò rende spesso la scrittura incomprensibile al bambino stesso, il quale non può quindi neanche individuare e correggere eventuali errori ortografici.
Anche il ritmo di scrittura risulta alterato; il bambino scrive con velocità eccessiva o con estrema lentezza, ma la sua mano esegue movimenti a “scatti”, senza armonia del gesto e con frequenti interruzioni: il movimento flessorio pronatorio/supinatorio della mano è disarmonico e influenza negativamente le inversioni del gesto (ad esempio nei risvolti e nei collegamenti) che perdono la naturale curvilineità. La velocità è alterata in entrambe le direzioni: la scrittura può farsi estremamente lenta, ma anche eccessivamente veloce. Le forme grafiche sono frammentate, le prassie scollegate tra loro, non sono rispettati gli equilibri della dimensione.

In sintesi, la disgrafia è un’anomalia del movimento corsivo e della condotta del tratto che si traduce in difficoltà di coordinamento, irregolarità delle spaziature, malformazioni e discordanze di ogni tipo associate a un tratto di pessima qualità.

Come si manifesta

Alcune caratteristiche del modo di scrivere di un disgrafico sono:

  • Posizione del corpo inadeguata;
  • Non adeguata regolazione della pressione della mano sul foglio;
  • Frequenti inversioni della direzionalità del gesto grafico;
  • Prensione scorretta dello strumento grafico;
  • Legatura inadeguata tra le lettere;
  • Disimpegno della mano vicariante;
  • Scarsa capacità di utilizzo dello spazio a disposizione (non rispetto dei margini del foglio, spazi irregolari tra i grafemi e le parole, difficoltà nel seguire il rigo);
  • Scarso rispetto delle dimensioni delle lettere;
  • Difficoltà nella riproduzione grafica di figure geometriche e livello di sviluppo del disegno inadeguato all’età;
  • Alterazione del ritmo di scrittura (scarsa armonia del gesto e frequenti interruzioni);
  • Difficoltà nella copia di parole e frasi dalla lavagna.