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L’adolescenza può essere descritta come una condizione caratterizzata da trasformazioni sul piano fisico e psicologico e continui cambiamenti e assestamenti orientate alla soggettivizzazione e alla creatività, e alla elaborazione di nuove rappresentazioni di se e del mondo, alla ricerca di un proprio ideale personale che possa essere considerato convincente e soddisfacente.

Nel corso del proprio processo di crescita l’adolescente, per transitare nell’universo adulto, deve riuscire a superare dei compiti evolutivi specifici di questa fase della vita (separazione dalla nicchia primaria alla mentalizzazione del corpo sessuato, dalla formazione di nuovi valori e ideali di riferimento alla nascita sociale) che gli impongono dei veri e propri rimaneggiamenti nel proprio mondo interno.

Non sempre però tale tappa della vita viene superata in modo silenzioso e senza problemi, piuttosto si può andare facilmente incontro a dei veri e propri blocchi o stalli evolutivi che si possono manifestare con gradi e intensità diverse e che non sempre sono collegabili a delle forme di sofferenza visibili e riconoscibili.

L’adolescente potrebbe trovare alcune difficoltà nell’elaborare e attraversare passaggi significativi ed inevitabili (l’ingresso in una nuova scuola, il confronto con i pari) o nel superare alcuni momenti problematici e potenzialmente stressanti (lutti, conflitti familiari, rendimento scolastico inadeguato) iniziando a manifestare forme di disagio che testimoniano proprio lo scacco della funzione mentalizzatrice.

Infatti, l’ingresso nel mondo sociale (gruppo dei pari-età, gruppi scolastici) comporta il confronto con valori e significati diversi da quelli della famiglia e il successo di tale processo dipende dalla capacità di riattraversare in maniera critica la propria cultura di appartenenza. La progettualità e l’investimento sul proprio futuro è, infatti, facilitato da un contesto familiare e sociale caratterizzato da dialogo e apertura alla crescita e al diverso, e non un ambiente contrario alla diversità, al confronto.

Il transito dal mondo familiare al mondo sociale, infatti, può avvenire se l’adolescente può trasformare la propria cultura familiare e transpersonale: il rischio di psicopatologia si ha nell’irrigidimento della rete di significazione degli eventi della vita passata, presente e futura dell’individuo.

Disturbi di ansia, fobie, dismorfofobie, gioco d’azzardo, ludopatie, isolamento, disturbi del comportamento alimentare, comportamenti a rischio, comportamenti autolesionistici, apatia, condotte violente e/o antisociali, abuso o dipendenza da sostanze psicoattive, dipendenza da internet, comportamenti sessualizzati possono tutti indicare la difficoltà nel procedere naturalmente lungo il processo di crescita.

Spesso anche i genitori si sentono disorientati e impotenti nel sostenere ed aiutare il proprio figlio, e spesso vanno supportati nel riuscire a reggere anche loro delle situazioni difficili da gestire e spesso non perfettamente comprensibili.

Come interveniamo?

Riteniamo indispensabile riuscire a comprendere prima di tutto la situazione che viene prospettata per definire di cosa si necessita,comprendere le difficoltà e quali le risorse che possono essere attivate e definire un progetto di sostegno o psicoterapeutico individualizzato.

È chiaro che per far questo è necessario darsi un tempo, nonostante questo cozzi spesso con quel carattere di urgenza che caratterizza i primi colloqui in cui si ricerca una soluzione immediata e tempestiva dei problemi.

È possibile fin da subito l’interno nucleo familiare si mostri disponibile nel processo di costruzione e definizione della situazione problematica, in tanti atri casi è possibile che l’intervento in prima battuta avvenga grazie alla ridefinizione con i genitori del proprio modo di affrontare e guardare al problema.

Un’attenzione particolare verrà prestata alle reti istituzionali che caratterizzano la vita dell’adolescente, prima fra tutte la scuola, al fine di sciogliere quei nodi istituzionali che potrebbero ostacolare una ripresa dell’adolescente.

Nei casi in cui si sia in presenza di un alto livello di ritiro e isolamento è possibile attivare un dispositivo terapeutico che preveda anche l’intervento domiciliare, provando a lavorare su più piani e più livelli.